28 aprile 2022. NASCE EUROPA NAZIONE.
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14 Dicembre 202328 aprile 2022.
NASCE EUROPA NAZIONE.
L’Associazione Europa Nazione è stata costituita il 28 aprile 2022 a Roma, e oggi si presenta sui social con questo blog
e con la pagina facebook, chiarendo che i soci fondatori
sono persone libere, che hanno deciso di organizzarsi
per tentare di recuperare il senso della politica fondata
sui contenuti, in contrapposizione a una deriva ultradecennale
dei partiti nazionali, dimostratisi unicamente vocati a logiche
di potere fine e a sé stesso, privi di visioni politiche,
di democrazia interna e di capacità di dialogo
tra di loro e con i cittadini.
Una deriva che ha portato i leader ad approfittare
della legge elettorale in vigore.
Una deriva che ha portato i leader dei partiti nazionali ad approfittare della legge elettorale che ha cancellato il diritto costituzionale degli elettori di scegliere
i propri parlamentari, che di conseguenza ormai sono uomini e donne di fiducia
dei vari capi partito, eliminando ogni forma di rappresentanza dei territori e trasformando
i partiti in semplici comitati elettorali.
In tal modo la politica non solo non riesce più a dare un senso alla sua funzione,né alle sue azioni, ma diventa inevitabilmente una costante ripetizione degli errori commessi dai predecessori, specialmente nel ruolo di indirizzo e di governo e, soprattutto, non trova soluzioni ai problemi della società.
La politica senza contenuti.
Il sovranismo superato.
La politica senza contenuti dimostra inoltre di non avere capacità di analisi in merito alla evoluzione del quadro geopolitico mondiale, e rimane – nella sua generalità – ferma a convinzioni e scelte parzialmente valide fino a venti anni or sono, mentre oggi appaiono obsolete e del tutto inadeguate a elaborare strategie di difesa per il presente e soprattutto per il futuro.
Il sovranismo, in modo particolare, appare un concetto del tutto superato, alla luce
di un mondo ormai chiaramente quadripolare, con superpotenze che non hanno alcuna remora né pudore, alla luce dei conflitti sempre più cruenti, a nascondere i loro progetti di controllo e di conquista.
In un tale contesto non ha alcun senso discutere ancora di Unione Europea, quando l’Europa appare sempre di più l’agnello sacrificale vocato, in nome del “politicamente corretto”, al martirio per scontare le colpe del “colonialismo”, essendo un continente tra i più ricchi del mondo, ma incoscientemente privo di un esercito proprio, viziato com’è da quasi 80 anni di ombrello protettivo USA, che ha consentito di spendere i soldi pubblici quasi esclusivamente in altri settori civili.
E che accadrebbe se il padrone-protettore americano,
come è solito fare nella sua storia, decidesse di colpo
di abbandonare l’Europa al suo destino, lasciandola sola
e disarmata a subire ogni possibile aggressione?
Ecco perché la nostra Associazione ha scelto come denominazione Europa Nazione, perché la situazione mondiale degli ultimi anni dice chiaramente che questo è il momento di superare ogni egoismo nazionale, e riprendere il processo della Costituzione Europea, bloccato nel 2004 e mai più ripreso e lavorare, con chi ci sta, al tema fondamentale della costituzione della Federazione degli Stati Uniti d’Europa, l’unica istituzione per restituire all’Europa il posto che le compete nel mondo, con un governo, un parlamento, una politica estera e un esercito federali, per sedersi alla pari con le superpotenze, in un equilibrio di rispetto reciproco e con l’obbiettivo dichiarato di lavorare per la pace mondiale.
L’unica sovranità positiva è unicamente quella Europea, che in democrazia con il diritto di eleggere i propri parlamentari e governanti, rende uguali i popoli e li mette al sicuro da ogni forma di sudditanza.
L’Associazione Europa Nazione, nata per sensibilizzare i cittadini italiani ed europei su questo fondamentale tema è però anche molto altro, e dalla lettura attenta del Manifesto Politico e dalle iniziative fatte e da fare, si potrà comprenderne il significato vero del ritorno alla politica dei contenuti e, quindi, l’essenza della proposta e degli obiettivi.
Il Presidente On. Dott. Nicola Bono
L’aspirazione ad una Repubblica Presidenziale, che la Destra italiana ha coltivato per decenni, ha una sua valenza oggettiva sul piano del superamento di un sistema parlamentare, che ha sempre avuto il limite di governi deboli e con scarsa capacità di continuità ed incidenza, specie in riferimento alle riforme.
Ma, come spesso accade in Italia, una ipotesi lineare di una democrazia presidenziale alla francese, che personalmente ho sempre pensato fosse la soluzione più vicina alle nostre tradizioni politiche, ma anche statunitense, magari con contrappesi più incisivi di quelli esistenti negli U.S.A., non poteva essere presa in considerazione, non perché non fosse la cosa giusta, ma semplicemente perché è nel DNA della nostra classe politica, il virus dell’UCCS (ufficio complicazione cose semplici) e quindi si è preferita la scelta dell’oggetto misterioso del Premierato che, lungi dall’essere una trovata intelligente, è un sistema alieno, sconosciuto e misterioso, con tanti difetti e di fatto nessun pregio, che non risolve nessuno dei processi di cambiamento che dovrebbero innescarsi con la sostituzione della forma di governo Parlamentare con quella appunto Presidenziale.
Non starò a elencare adesso tutti i limiti della proposta di Premierato, ben conosciuti, a partire dall’inesistenza, non a caso, di precedenti storici di ricorso a tale forma di governo, ad eccezione di un brevissimo e subito dopo abolito tentativo dello stato di Israele, o dell’assenza di un tetto minimo per l’elezione, anche per giustificare il 55% di maggioranza parlamentare assegnata al vincitore, al di sotto della quale ricorrere al ballottaggio, e tante altre discutibili peculiarità della proposta, ma vorrei concentrare questo intervento su due aspetti fondamentali, per sottolineare la differenza tra democrazia e democratura, per chiarire il rischio che corre il Paese.
Intendo alludere alla esigenza preliminare ad ogni modifica costituzionale possibile, della riforma della legge elettorale, con la restituzione del diritto di scelta ai cittadini dei loro parlamentari alla Camera e al Senato, ed alla assoluta priorità di introdurre la garanzia dei contrappesi, che sono lo strumento fondamentale per garantire la Democrazia.
Appare incredibile che il dibattito, anche da parte delle opposizioni al governo Meloni, non ha fino ad ora, almeno nelle cronache dei media, toccato nessuna di queste due questioni, che al contrario appaiono fondamentali, oltre che necessariamente propedeutiche a qualsiasi operazione di riforma costituzionale.
Incredibilmente il problema principale sembrerebbe addirittura quello di non offendere i sentimenti del Presidente della Repubblica in carica, e quindi di evitare una qualsiasi riduzione dei suoi poteri, che invece di fatto sono fortemente ridotti, e si sarebbe deciso lo strano oggetto del Premierato, apparentemente solo per questo, inventando un meccanismo barocco, appunto per giustificare la parità, che però non c’è, tra Premier eletto dal popolo e Presidente della Repubblica eletto dal Parlamento.
Ma non si può fare alcuna riforma seria se il problema diventa personale, confondendo l’uomo con la carica.
Le riforme costituzionali si devono fare con una visione dei guasti del passato e del presente, e le soluzioni per il futuro.
Per questo occorre metter da parte il Premierato e piuttosto tornare ad una visione di Presidente della Repubblica eletto dal Popolo, così come ad un Parlamento eletto dai cittadini e non nominato dai capi partito, che sono anche i candidati al Premierato, perché si creerebbe solo un sistema dell’uomo o della donna soli al comando, perché con un parlamento come quello in carica di nominati, non c’è alcun contrappeso, ma solo yes-man pronti a qualsiasi obbedienza, pur di mantenere la poltrona.
Il 21 dicembre prossimo sarà il diciottesimo anno da quando fu approvato lo sciagurato sistema elettorale del “Porcellum”, e da allora l’Italia vive la tragedia dell’assenza quasi totale di parlamentari in rappresentanza dei territori, che sono lasciati a se stessi, come dimostra l’assurda vicenda dell’Autonomia Differenziata, che registra incredibilmente l’assenza di qualsiasi difesa del Mezzogiorno da parte di nessun parlamentare della maggioranza, malgrado sia chiara la conseguenza devastante di una riforma che di fatto abolirà il Sud e non solo.
Se non si ritorna alla restituzione del diritto di scelta ai cittadini elettori dei Parlamentari, e si dovesse approvare la riforma del Premierato con gli yes-man in parlamento, sarebbe la fine della Democrazia e l’inizio di un’altra narrazione più somigliante alla logica della Democratura.
On. Nicola Bono
Presidente Europa Nazione